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Grande strepitio di tamburi, musica, scoppi di fuochi d’artificio ne salutò la proclamazione della Madonna del Rosario

Raccontava Padre Damiano Tuseo, nostro onorevole e illustre concittadino, che nell’anno del Signore 1750, nella nostra contrada ci fu una grande siccità, pare che il cielo avesse perso tutte le piogge, e che iniziò un periodo di grande carestia.
Il tutto iniziò con una grandissima grandinata, che danneggiò radendo al suolo tutte le colture, andarono distrutte le vigne di S. M. il Marchese di Alcanices in agro del pozzo della scesciola (giuggiola).
Dopo di quell’anno, le pioggerelline si alternavano a lunghi periodi di secca.



Verso l’autunno del 1758, si finiva la misera vendemmia, dopo una estate caldissima e senza l’ombra di una goccia di pioggia, intanto si preparava il terreno per la semina, i contadini affidarono le sementi al terreno, confidando che prima o poi un po di pioggia sarebbe arrivata.
Arrivò l’inverno, senza portare pioggia, le colture crescevano miseramente, arrivò il periodo della mietitura, il grano era alto un palmo, le viti prive di pampini, e con qualche piccolo racemo, gli ulivi avvizziti, gli alberi di fichi spogli e senza frutti. Intanto arrivò Agosto, mese dolente, perche da noi in quel mese si tirano i consuntivi, bisogna pagare i debiti accumulati durante l’anno, c’è da pagare il maniscalco, il bottegaio dell’alimentare, il carradore, il falegname che ha costruito il mobilio per la figlia maritata.



Con preghiera ai creditori di rinnovare il debito all’anno successivo. Intanto continuava a non piovere, incominciava a scarseggiare l’acqua, i pozzi secchi, le cisterne vuote, qualche sorgente ancora gocciolante, veniva piantonata, le verdure campestre, cicorielle, sivoni, sprusce, lapestre, cimamaredde, cime pelose, erano ricordi.
Intanto per la fame e la sete iniziava la decimazione degli animali. Nel casale e nella rivolta, dove viveva il popolo ginosino, si udivano i lamenti, delle persone e degli animali, digiuni e assetati.
Il clou, della grande penuria si ebbe nel 1763, quando il feudale pretese il pagamento senza rinvii, le decime, gabelle, e tutte le altre tasse, iniziarono le violenze, vessazioni, umiliazioni anche con pugni e percosse e bastonate.



A quel punto non avendo trovato nessuna spiegazione del fenomeno della siccità, si pensò alla volontà divina. Forse i ginosini negli ultimi tempi non erano stati abbastanza pii, perchè avevano dedicato troppo poco tempo all’adorazione della divinità e così facendo avevano indispettito la santa protettrice di Ginosa, Santa Veneranda. Il Capitolo, guidato da Don Epifanio Geophilo, teologo e uomo di cultura, organizzò una processione che portò la statua della Santa in giro per le contrade principali del paese: Santa Domenica, San Vito Vecchio, Santa Sofia. Da Santa Sofia, i fedeli attraversarono la gravina, risalirono verso Sant’Agostino e passarono per il Santissimo Sacramento, San Lorenzo e San Marco, per infine giungere alla Chiesa Matrice. Ma anche questo tentativo andò a vuoto…la siccità continuava ad imperversare sulla nostra cittadina. Il primo venerdì, sabato e domenica del mese di ottobre del 1763 si tenne il triduo
alla Madonna Del Rosario, con la partecipazione di tutto il popolo.
Alla sera della domenica, mentre i ginosini erano ormai tutti a letto, si sentì in lontananza il rombo di un tuono. Subito dopo la pioggia cominciò a cadere prima leggera e infine copiosa, fresca, benefica e rigeneratrice.
La Madonna del Rosario!! Era stata lei a concedere la tanto impetrata grazia della pioggia. La pioggia cadde abbondante per molti giorni, colmando pozzi e cisterne, ridonando lo zampillio alle fontane.

Dopo questi fatti, il culto di Santa Veneranda, già ampiamente in declino, andò definitivamente in disuso e venne sostituito con il culto della Madonna del Rosario. Un moto di popolo ne chiese la sostituzione come patrona di Ginosa al posto di Santa Veneranda.
Il clero di Ginosa cercò di dissuadere il popolo, ma non ci fu verso e così Don Epifanio prese atto della volontà dei ginosini e scrisse al Vescovo di Acerenza. Fu così che qualche anno dopo, il 6 ottobre 1765, la Madonna del Rosario fu ufficialmente eletta patrona di Ginosa nel sagrato antistante la chiesa di Sant’Agostino (oggi SS. Medici), l’attuale Piazza Plebiscito.
Grande strepitio di tamburi, musica, scoppi di fuochi d’artificio ne salutò la proclamazione.

Ringrazio Giovanni Zicari per lo scritto.



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